domenica 20 novembre 2011

venerdì 18 novembre 2011

perchè le Alpi si chiamano Alpi?

gli antichi Romani si trovarono di fronte ad altissime montagne innevate, caratterizzate dal loro colore bianco, ALBUS in latino, e per questo le chiamarono Alpi.

giovedì 17 novembre 2011

perchè IKEA si chiama IKEA?

Il 30 Marzo 1926 nacque in una fattoria di Agunnaryd, un piccolo villaggio svedese vicino a Ljungby, un bambino di nome Ingvar Kamprad. Questa zona è densa di foreste e senza alcun sbocco sul mare, tutta l'economia era basata sul legno degli alberi.
Il bambino era dislessico ed incominciò fin da piccolo a vendere fiammiferi ai suoi vicini di casa con la sua bicicletta. Dai fiammiferi passò poi alle decorazioni per alberi di Natale, alle semenze da giardino ed infine alle penne a sfera.
Con i soldi guadagnati fondò e lentamente fece crescere uno stabilimento (dove vendeva penne, portafogli, cornici, orologi, gioielli, calze di nylon e altri prodotti a basso prezzo) che chiamò IKEA, acronimo di Ingvar Kamprad (suo nome e cognome), Elmtaryd (nome della fattoria dove nacque), Agunnaryd (il villaggio natale).
Ora quel bambino ha 84 anni ed è tra i cinque uomini più ricchi del mondo.

martedì 15 novembre 2011



Siamo a Nasir Bagh, un campo profughi vicino a Peshawar, nel Pakistan del Nord.
E’ il 1984 e da qualche anno la Russia ha occupato militarmente l’Afghanistan obbligando milioni di persone a spostarsi nel confinante Pakistan.
In una scuola elementare improvvisata decine di bambini stanno imparando a leggere e scrivere mentre un fotografo americano di 34 anni sta facendo una foto ad una bambina di 12 anni.

L’uomo si chiama Steve McCurry ed è un fotoreporter del National Geographic.
Nato a Philadelphia nel 1950, da giovane è un forte appassionato di cinema e teatro e a 24 anni ottiene una laurea con lode in Teatro e Cinematografia presso la Pennsylvania State University. Dopo la laurea parte per l’Europa con lo scopo di visitare il vecchio continente. Si mantiene lavorando nelle cucine come aiuto cuoco, si sposta molto, da Amsterdam a Stoccolma, e scopre nuovi paesi e nuove lingue. L’esperienza di viaggio gli apre nuovi orizzonti e gli fa cambiare idea sul suo sogno iniziale di fare il regista.
Al suo ritorno in America inizia a collaborare con un quotidiano locale di un sobborgo di Philadelphia in qualità di fotografo e tre anni dopo decide di partire per l’India ed incominciare una carriera da freelance. Il suo obiettivo è realizzare servizi geo-politici per i periodici. Dopo un avvio lento, McCurry arriva in breve tempo alla ribalta internazionale.
Nel maggio del 1979 incontra nel Nord-Ovest del Pakistan alcuni profughi afghani che lo informano di una guerra imminente nel loro paese. Si traveste da afghano, nasconde le pellicole fotografiche cucendole all’interno dei suoi vestiti e passa il confine entrando in Afghanistan. Dopo aver trascorso alcune settimane con i ribelli mujaheddin, schivando l’artiglieria dell’esercito di giorno ed evitando le mine durante i trasferimenti notturni attraverso le montagne afghane, McCurry riesce a scattare delle foto e tornare in Pakistan con tutti i suoi rullini. Quando la sua fotografia dei combattenti mujaheddin che controllano il passaggio dei convogli russi viene pubblicata sul New York Times, McCurry diventa famoso in tutto il mondo.

L’intrepido fotografo cui si devono le rare immagini di un conflitto nascente riceve presto altri incarichi dalle principali riviste.
Nel 1980 segue la guerra in Afghanistan per Time e viene premiato con la prestigiosa medaglia d’oro Robert Capa per il miglior reportage fotografico realizzato all’estero con straordinario coraggio e spirito d’iniziativa. McCurry inizia quindi a collaborare con National Geographic, che gli garantisce le risorse e il tempo necessari per realizzare servizi approfonditi.

Per uno di questi servizi si reca al campo profughi di Nasir Bagh. E’ un mare di tende e Steve ha difficoltà ad orientarsi. Un po’ isolata dal resto delle altre tende si trova la scuola, anch’essa in un tendone. Diversi bambini stanno seguendo una lezione.
Steve chiede alla maestra se può fotografare e lei lo permette.
Una bambina su tutte salta agli occhi del fotografo. E’ molto timida e bellissima, i suoi occhi verdi quasi lo ipnotizzano.
Chiede ai bambini di poter scattare loro delle fotografie e riesce a fare diversi ritratti. Per ultima chiama la bambina dagli occhi verdi. Nonostante la diffidenza, lei gli permette di scattarle una foto.

*

Steve McCurry scatta la foto con una pellicola per diapositive a colori Kodachrome e con una macchina fotografica Nikon FM2. L’obiettivo montato è un 105mm f2.5.
L’immagine mostra il viso della bambina con una sciarpa rossa drappeggiata liberamente sopra la testa e con i suoi occhi verde mare fissi sulla fotocamera.
Quando la foto viene consegnata alla redazione del National Geographic, subito capiscono dalla forza dello sguardo che l’immagine è fuori dal comune. Decidono di metterla in prima pagina sul numero di Giugno del 1985.
Diventa in questo modo un simbolo sia del conflitto afgano, sia della situazione dei rifugiati in tutto il mondo. Per il National Geographic la foto diventa un’icona e successivamente verrà nominata come "la fotografia più riconosciuta" nella storia della rivista.

L'identità della ragazza rimane sconosciuta per 17 anni fino a quando, nel 2002, Steve ed un team del National Geographic si recano di nuovo in Afghanistan alla ricerca della donna. Il fotografo ha già fatto diversi tentativi nel corso degli anni ’90 per ritrovare la donna ma, con il governo talebano che è andato al potere, non riesce nell’impresa.
Al campo profughi oramai ci sono pochissime persone, quasi tutti sono tornati nei loro villaggi afghani. Il gruppo di ricercatori intervista le ultime persone ed un uomo, che conosceva il fratello della donna, rivela loro il paese natale della famiglia, vicino Tora Bora.
Dopo tre giorni di viaggio la squadra arriva nella remota regione dell’Afghanistan e Steve McCurry si ritrova finalmente di fronte alla donna.

Si chiama Sharbat Gula.
Nel 1984 il villaggio dove Gula abitava con i genitori venne attaccato da elicotteri da combattimento sovietici. Rimasta orfana a sei anni, insieme ai fratelli ed alla nonna, si rifugiò sulle montagne nascondendosi nelle caverne e dopo qualche settimana entrò nel campo profughi di Nasir Bagh in Pakistan.
Alla fine degli anni ’80 sposò Rahmat Gul e nel 1992 ritornò in Afghanistan con il marito e le sue tre figlie.
Il tempo, la miseria e le difficoltà hanno cancellato la sua giovinezza. La sua pelle sembra diventata cuoio ma gli occhi verdi ancora abbagliano.
Steve McCurry vuole farle di nuovo una foto. Questa volta la situazione paradossalmente è più complicata: una donna sposata non può guardare negli occhi un uomo che non sia suo marito ed ovviamente non può sorridergli.
Il marito però acconsente alla foto.

*

Gula non sorride. La sua espressione rimane piatta ma i suoi occhi verdi richiamano quelli che tutto il mondo ormai conosce.

McCurry oggi vive a New York ed offre workshop di fotografia in America e all’estero.

lunedì 14 novembre 2011